La Sindrome dell’Intestino Irritabile (SII) rientra nel più ampio gruppo dei disturbi funzionali gastrointestinali (Functional Gastrointestinal Disorders, FGD); tali disturbi sono caratterizzati da una combinazione variabile di sintomi ricorrenti o cronici e dall’assenza di alterazioni biochimiche o strutturali. Diagnosi e classificazione, quindi, si basano unicamente sulla sintomatologia e sulla esclusione di patologie organiche. Secondo i criteri di Roma II si può porre diagnosi di SII se, in assenza di alterazioni biochimiche o strutturali, nel corso degli ultimi 12 mesi e per almeno 12 settimane (non necessariamente consecutive) sono stati presenti dolore o discomfort addominali con almeno due delle seguenti caratteristiche:
- sintomi alleviati dalla defecazione;
- associati ad un cambiamento nella frequenza dell’alvo;
- associati ad un cambiamento nella consistenza (aspetto) delle feci.
I sintomi che maggiormente supportano la diagnosi sono:
- frequenza dell’alvo anormale (laddove per “anormale” si intendono più di 3 evacuazioni al giorno oppure meno di 3 a settimana);
- consistenza delle feci alterata (feci dure/caprine oppure liquide/acquose);
- disturbi dell’atto defecatorio (senso di urgenza, sforzo eccessivo, sensazione di evacuazione incompleta);
- presenza di muco nelle feci;
- meteorismo e distensione addominale.
Epidemiologia
Gli studi sulla diffusione della SII hanno dato risultati discordanti soprattutto a causa delle differenze nei criteri di classificazione.
Le stime più recenti parlano di una prevalenza che nei paesi occidentali oscilla tra il 10 e il 20%; altre indagini suggeriscono che la SII sia altrettanto comune in Giappone, Cina, India e America Latina. ‘
Le donne sono più colpite degli uomini (il rapporto è circa 2:1) e la maggior parte dei pazienti ha un’età compresa tra 30 e 50 anni.
Il colon irritabile è una delle motivazioni più ricorrenti nelle visite dei medici di famiglia, eppure malgrado ciò è tra le affezioni che trovano meno soluzioni positive, sia perché a tutt’oggi non esistono esami strumentali che consentano di fare diagnosi certa, sia perché l’assenza di un danno d’organo e (finora) di terapie specifiche limita l’efficacia degli interventi possibili.
Patogenesi
Riguardo all’eziopatogenesi della SII non si è ancora giunti ad individuare delle cause certe. Tuttavia sono stati osservati meccanismi, ricorrenti tra i pazienti con SII, che possono spiegare la comparsa della’ sintomatologia.
Molto spesso sono presenti alterazioni della motilità intestinale, sia in eccesso, sia in difetto. Inoltre si registra aumentata sensibilità (a livello dell’ileo, colon e retto) ad una vasta gamma di stimoli: pasti, distensione (simulata con un palloncino gonfiabile), stress, colecistochinina. La soglia del dolore appare diminuita per cui i pazienti percepiscono come dolorosi degli stimoli che invece i soggetti sani non avvertono affatto.
Un ruolo primario spetta anche al collegamento tra il sistema nervoso centrale ed il sistema nervoso enterico. È noto che l’interazione tra cervello e sistema gastro-enterico è fondamentale per la regolazione della funzione intestinale (motilità, secrezione, risposta immunitaria, flusso sanguigno) ed è esperienza comune che eventi stressanti o emozioni forti possano causare sintomi quali diarrea e crampi addominali. I pazienti con SII, tuttavia, sono particolarmente suscettibili e reagiscono anche a stimoli di modesta intensità. Peraltro alcuni studi hanno evidenziato alterazioni a carico dell’innervazione autonomica, con diminuzione del tono vagale associata a stipsi e aumento dell’attività simpatica associato a diarrea. Sebbene i fattori psicologici non possano essere considerati causa di SII, il loro coinvolgimento non è trascurabile per le seguenti ragioni:
- gli eventi stressanti sono in grado di esacerbare i sintomi; i pazienti con SII che si rivolgono al medico hanno più di frequente una storia di abuso fisico o sessuale, rispetto alla popolazione generale;
- tra i pazienti con SII che si rivolgono al medico è maggiore la comorbidità con patologie quali ansia, depressione, disturbi del sonno.
In sintesi, dunque, si può dire che la patogenesi della SII comprenda alterazioni della motilità e sensibilità intestinale e che il disturbo sia accompagnato da spiccata suscettibilità a fattori psicologici di varia natura.
Approccio diagnostico
Si è già detto che la diagnosi di SII sic basa sui sintomi e sulla esclusione di patologie organiche. Nella diagnosi differenziale occorre considerare cancro del colon, morbo di Crohn, colite ulcerosa, morbo celiaco, parassitosi e intolleranza al lattosio. L’anamnesi dettagliata e l’esame obiettivo già bastano a porre diagnosi di SII in pazienti con meno di 45 anni e con sintomi chiari. Viceversa, è necessario condurre indagini più approfondite in caso di età maggiore di 45 anni; familiarità per cancro al colon, insorgenza recente e improvvisa dei sintomi, dolore che causa risvegli notturni, febbre, perdita di peso, mancata risposta alla terapia, progressivo aggravamento della sintomatologia. In questi casi il medico valuterà quali dei seguenti esami effettuare: analisi del sangue, esame delle feci, colonscopia (ed eventuale biopsia), ecografia addominale, breath test, prove allergiche per antigeni alimentari.
Prognosi
Sebbene i sintomi abbiano quasi sempre andamento intermittente, la SII è una patologia tendenzialmente cronica. D’altra parte,c’è il vantaggio, per i pazienti, di una prognosi molto buona poiché la SII non comporta nessun aumento del rischio di sviluppare patologie intestinali organiche né determina malassorbimento. Un aspetto non trascurabile, invece, è il peggioramento della qualità delia vita lamentato da non pochi pazienti. Infatti, quando i sintomi sono molto intensi, oltre al malessere fisico può sorgere la preoccupazione di non riuscire a gestire il disturbo; conseguentemente ci si può sentire a disagio anche nelle situazioni sociali più comuni, dal lavoro ai viaggi o alle uscite Ira amici.
Trattamento
L’approccio terapeutico è basato sulla natura e severità dei sintomi e richiede un elevato grado di personalizzazione. In ogni caso il primo passo del trattamento è rappresentato dall’instaurarsi di un rapporto di fiducia tra medico e paziente. Il paziente deve essere adeguatamente informato delle caratteristiche della patologia e della sua natura benigna; inoltre /deve essere rassicurato riguardo al fatto che pur in assenza di alterazioni organiche evidenti, i sintomi sono “reali” così come i disagi e la sofferenza riferiti. Una relazione terapeutica efficace nell’ambito della quale il paziente si senta compreso e coinvolto attivamente rappresenta non solo la base della terapia ma anche uno strumento utile a ridurre la frequenza con cui i soggetti affetti da SII richiedono visite di controllo, indagini diagnostiche e supporti farmacologici.
Modificazioni dIetetiche
La gran parte dei pazienti con SII accusa sintomi di lieve o media intensità che non compromettono lo svolgimento delle consuete attività quotidiane. In questi casi il trattamento si incentra, oltre che sulla informazione e rassicurazione, sulla gestione della dieta; in particolare bisogna evitare che i pazienti restringano eccessivamente le loro scelte alimentari, eliminando dalla dieta molti alimenti a cui imputano, senza adeguata contro prova , la responsabilità di scatenare o di aggravare la sintomatologia. Poiché è molto comune che pasti abbondanti provochino fastidi, è sempre opportuno il consiglio di frazionare l’alimentazione in 3 pasti principali e 2 o 3 spuntini. A volte può anche accadere che siano alcuni alimenti specifici a causare la comparsa dei disturbi: cibi grassi, legumi e altri vegetali che provocano formazione di gas a livello intestinale, alcool, caffeina, prodotti ricchi di lattosio o di altri zuccheri non digeribili. Posta questa premessa, per evitare restrizioni ingiustificate è comunque necessario procedere con cautela, ad esempio avvalendosi di un diario alimentare da compilare per almeno due o tre settimane. Sul diario il paziente deve segnalare anche tutti i momenti in cui i sintomi sono comparsi o si sono aggravati e tutti gli episodi di stress emotivo. In tal modo è possibile valutare con maggiore accuratezza il ruolo dei diversi fattori (alimentari e psicologici) prima di pianificare gli opportuni adattamenti dietetici. Un’attenzione particolare va riservata alla fibra alimentare. Infatti, sebbene introiti elevati sembrino giovare nella forma stitica di SII, permangono dei ragionevoli dubbi sugli effetti prodotti dalla fibra nei pazienti per i quali il disturbo più frequente è la diarrea. Inoltre, indipendentemente dal sintomo prevalente, le fibre possono provocare aumento del dolore e del meteorismo. Rimane controverso anche l’impatto dei diversi tipi di fibra, solubile e insolubile; da recenti studi randomizzati in doppio cieco sembra che la fibra insolubile (es crusca di grano) non sia più efficace del placebo e possa anzi peggiorare la situazione mentre la fibra solubile (es. psillio, meti-Icellulosa) porterebbe benefici in una vasta percentuale di pazienti, In sintesi, l’aumento graduale e progressivo del consumo di fibra, in particolare di tipo solubile, continua ad essere considerata una strategia utile in caso di SII purché si tenga in debita considerazione la variabilità della risposta individuale. Infine ricordiamo che la motilità intestinale è favorita dall’esercizio fisico e da un buono stato di idratazione: mantenersi attivi e ingerire nella giornata almeno un paio di litri di liquidi sono accorgimenti importanti quanto le predette modificazioni dietetiche.
[Fonte: Manuale di nutrizione clinica e scienze dietetiche applicate – P. Binetti]