SPORTIVO DIABETICO: ALIMETAZIONE E INTEGRAZIONE - Sifa Formazione

SPORTIVO DIABETICO: ALIMETAZIONE E INTEGRAZIONE

SPORTIVO DIABETICO: ALIMETAZIONE E INTEGRAZIONE
18 Maggio 2022 Fabrizio D'Agostino

Una delle patologie in grande aumento nella nostra società è il diabete. Esistono due tipi di diabete: quello di tipo 1, una malattia autoimmune che generalmente si manifesta già dall’infanzia e necessità dell’uso di insulina, e quello di tipo 2 o non insulino-dipendente, principalmente legato a stili di vita scorretti e cattiva alimentazione, che richiede un approccio terapeutico basato su dieta ed eventuali farmaci ipoglicemizzanti orali. L’alimentazione più idonea è basata sul controllo di cibi che dovranno essere a basso indice glicemico (capacità di elevare la glicemia nell’unità di tempo da parte di una porzione contenete 50 g di zuccheri semplici) e/o a basso carico glicemico. Un cibo ad alto IG, stimola il picco insulinico e porta ad un successivo stato di insulino-resistenza favorendo l’aumento del grasso viscerale instaurando così una sorta di circolo vizioso. Il carico glicemico, invece, si traduce come la quantità di carboidrati assunti, ancora più importante nell’ottica della modulazione insulinica. 

L’apporto di fibre è molto importante poiché rallentano la digestione dell’amido e l’assorbimento degli zuccheri con un minore incremento della glicemia nel periodo post-prandiale e un minor rischio di ipoglicemia a distanza dal pasto. Le fibre vegetali solubili, inoltre, abbassano i livelli di colesterolo plasmatico grazie alla loro capacità di legare gli acidi biliari, molecole indispensabili per l’assorbimento intestinale dei grassi alimentari.  La presenza contemporanea di carboidrati, proteine e grassi deve essere rispettata in ogni pasto per abbassare l’indice glicemico. Per quanto riguarda i grassi e meglio privilegiare i grassi polinsaturi e monoinsaturi, che migliorano la sensibilità insulinica, rispetto ai saturi che invece la peggiorano. 

Anche l’esercizio fisico rappresenta uno strumento efficace per contrastare il diabete o comunque per migliore le condizioni del paziente che ne è affetto. Per il paziente con diabete di tipo 2 l’approccio è più semplice soprattutto se non si usano farmaci ipoglicemizzanti e non ci sono altre patologie concomitanti, in quanto sia l’attività aerobica che quella con i pesi sono in grado di migliorare la sensibilità insulinica. Per questi soggetti, l’approccio nutrizionale deve essere rivolto al miglioramento dell’insulino-resistenza. Poiché esiste una correlazione tra obesità viscerale, cioè accumulo di grasso a livello centrale e insulino-resistenza, essendo questo grasso una sorta di organo endocrino che produce citochine infiammatorie e libera acidi grassi volati che peggiorano la resistenza insulinica, l’obbiettivo primario è il dimagrimento. In caso di diabete di tipo 2, esiste la possibilità di utilizzare integratori che migliorano la sensibilità insulinica. In particolare: 

CANNELLA – Un estratto idrosolubile di cannella ha dimostrato di avere delle proprietà benefiche nei confronti di glicemia, glicazione e sindrome metabolica. Una delle vie principali tramite le quali la cannella influisce positivamente sulla glicemia è dovuta al fatto che aumenta la produzione di GLUT4 aumentando così la sensibilità insulinica e la captazione di glucosio.

ACIDO ALFA LIPOICO (AAL) – Interagisce con i gruppi sulfidrilici dei recettori cellulari per l’insulina consentendo una maggiore sensibilità per questo ormone che conseguentemente permette un migliore ingresso del glucosio e dei nutrienti a livello della cellula. 

CROMO – È un componente del fattore di tolleranza al glucosio (GTF), che funge da co-fattore enzimatico dell’insulina che aiuta a veicolare il glucosio a livello intracellulare. 

Nel diabete di tipo 1, il rischio principale legato all’attività fisica è l’insorgere di crisi ipoglicemiche, in quanto sia l’insulina usata a scopo terapeutico sia l’esercizio fisico aerobico abbassano la glicemia e quindi esiste la possibilità di una pericolosa caduta di glicemia dopo l’esercizio fisico. Ecco perché il paziente diabetico dovrà ridurre o eliminare il dosaggio insulinico dell’iniezione precedente l’esercizio. A tal proposito sarebbe opportuno pianificare l’esercizio fisico, ma se ciò non fosse possibile e necessario consumare 20-30 g di carboidrati in anticipo per ogni 30 minuti di esercizio fisico al fine di prevenire l’ipoglicemia. Saranno pertanto utili, per i pazienti che soffrono di diabete le fonti di glucosio a rapido assorbimento, come succo di frutta e barrette, disponibili durante l’esercizio e da consumare immediatamente se compaiono i primi sintomi di ipoglicemia. In caso di allenamento con i pesi (allenamento anaerobico lattacido) anche se vengono prodotti ormoni controinsulari che alzano la glicemia, quali l’adrenalina, il GH, il cortisolo, esiste comunque il rischio di un’ipoglicemia tardiva post-allenamento. Questo ragionamento è vero per chi pratica sport agonistico ad alta intensità; per chi si allena con i pesi in maniera moderata, il problema non sussiste e l’attività anaerobica con i pesi ha la stessa valenza terapeutica dell’allenamento aerobico. 

In conclusione, una corretta educazione sportiva, alimentare e una buona gestione dell’insulina consente agli atleti diabetici di ottenere buoni risultati anche in termini di sviluppo muscolare, poiché l’insulina è comunque un potente ormone anabolico anche a livello proteico. 

AUTORE
Dott. Fabrizio D’Agostino

  • Laureato in Scienze Motorie
  • Laureato in Biotecnologie per la salute
  • Laurea specialistica in Scienze della Nutrizione Umana
  • Master in Dietetica Applicata allo Stile di Vita: dalla Sedentarietà all’Attività Sportiva
  • Presidente della SIFA (Società Italiana Fitness e Alimentazione)
  • Ideatore del software per l’allenamento Fitnessplay.net 
  • Ideatore del software nutrizionale Sifadieta.com

BIBLIOGRAFIA

  • Alimentazione e integrazione per lo sport e la performance fisica- Massimo Spattini
  • Manuale di Nutrizione Applicata – Riccardi, Pacioni, Rivellese, Giacco

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