CARENZA DI ENERGIA RELATIVA NELLO SPORT (RED-S) - Sifa Formazione

CARENZA DI ENERGIA RELATIVA NELLO SPORT (RED-S)

CARENZA DI ENERGIA RELATIVA NELLO SPORT (RED-S)
4 Dicembre 2023 Fabrizio D'Agostino

La connessione tra sport, attività fisica e disturbi alimentari ha attirato un interesse sempre crescente negli ultimi anni. Si elogia sempre di più chi è capace di spingere il corpo oltre i suoi limiti, spingendo spesso gli atleti a concentrarsi sulle loro performance. Nel 1992, l’American College of Sport Medicine coniò il termine “triade dell’atleta” per descrivere l’associazione di amenorrea, osteoporosi e disturbi alimentari tra le atlete donne, in particolare in discipline come la ginnastica, il balletto e gli sport di resistenza. Tuttavia, questa definizione risultava troppo semplicistica poiché affronta una problematica complessa, che, se non trattata, può avere effetti negativi su quasi tutti i sistemi del corpo. Per questo motivo, nel 2014, il Comitato Olimpico Internazionale ha sostituito il termine “triade dell’atleta” con “Carenza Relativa di Energia nello Sport” (RED-S). Questa condizione si riferisce a un compromesso funzionamento fisiologico causato da una bassa disponibilità energetica, ovvero quando l’alimentazione è insufficiente per sostenere lo stress dell’esercizio fisico e le normali funzioni corporee.

Fattori di pericolo

La frequenza dei disturbi del comportamento alimentare negli atleti d’élite è superiore rispetto alla popolazione generale e tende ad aumentare con il livello di competizione. Le atlete donne sono più a rischio, mentre gli atleti maschi presentano una minore incidenza di disturbi alimentari, sebbene più alta rispetto ai non atleti. Diversi studi hanno dimostrato che tra i fattori di rischio della sindrome RED-S rientrano l’impatto del comportamento dell’allenatore e alcuni tratti di personalità degli atleti, come il perfezionismo, la propensione all’eccessivo impegno e tratti ossessivo-compulsivi. Queste caratteristiche sono spesso apprezzate dagli allenatori perché sono considerate essenziali per il successo nelle competizioni e sono simili a quelli osservati nei soggetti affetti da disturbi del comportamento alimentare. In molti casi, una perdita iniziale di peso può portare a un miglioramento delle prestazioni sportive, spingendo l’atleta a intensificare gli sforzi per favorire ulteriori perdite di peso.

Conseguenze

La sindrome RED-S può provocare danni gravi a vari sistemi del corpo, con conseguenze a breve e lungo termine sulla salute e sulle prestazioni. Le conseguenze fisiologiche e mediche coinvolgono il sistema gastrointestinale, endocrino, cardiovascolare, riproduttivo, scheletrico, renale e nervoso. Gli effetti sulle prestazioni includono un aumento del rischio di infortuni, una diminuzione della forza muscolare e dei depositi di glicogeno, depressione, irritabilità, riduzione della coordinazione, alterazione della capacità di giudizio e diminuzione della risposta all’allenamento. Nelle atlete, un indicatore chiave della sindrome RED-S è l’amenorrea, spesso ignorata dall’atleta concentrato sulla performance. In questo contesto, l’alterazione mestruale è legata alla ridotta disponibilità energetica e alle alterazioni endocrine causate dalla diminuzione della percentuale di massa grassa corporea e/o allo stress neuroendocrino indotto dall’esercizio fisico.

Prevenzione

Gli allenatori e il personale medico devono essere consapevoli che la prevenzione si realizza attraverso la promozione di una corretta alimentazione, un’adeguata attività fisica, il controllo del consumo di alcol e l’astensione dal fumo. È essenziale far comprendere, soprattutto ai giovani, l’importanza di un adeguato apporto nutrizionale sia in termini qualitativi che quantitativi, spiegando che la salute delle ossa e le prestazioni sportive dipendono dall’equilibrio tra una dieta adeguata e l’esercizio fisico. È ancora più importante smentire i falsi miti sull’associazione tra una eccessiva riduzione del peso corporeo e della percentuale di grasso corporeo e il miglioramento delle prestazioni sportive. I programmi educativi sulla salute proposti nelle scuole rappresentano il miglior modo per prevenire i disturbi alimentari negli atleti e nella popolazione generale. Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, è essenziale l’identificazione precoce attraverso esami pre-gara, il riconoscimento di indicatori alimentari e l’utilizzo di questionari validati auto-somministrati o interviste cliniche.

Trattamento

In generale, migliorare la disponibilità energetica complessiva dell’atleta può essere la chiave per affrontare i suoi problemi. Aumentare la quantità totale di energia disponibile quotidianamente con moderati cambiamenti nella dieta può essere l’approccio più semplice. Se viene confermata la presenza di disturbi alimentari, l’atleta dovrebbe essere seguito da uno specialista in nutrizione (medico e/o dietista) con competenze in ambito sportivo, che fornisca un intervento educativo per aiutare l’atleta a comprendere le esigenze nutrizionali per mantenere uno stato di salute ottimale e prestazioni fisiche. Se l’atleta non è in grado o motivato a seguire le indicazioni nutrizionali, potrebbe essere necessario coinvolgere un team multidisciplinare con esperienza nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. È fondamentale che gli allenatori partecipino al trattamento di un disturbo alimentare nell’atleta, poiché è stato dimostrato che la prognosi è migliore quando gli atleti sono disposti a seguire le indicazioni del trattamento e coinvolgono l’allenatore e i familiari nella cura. Tuttavia, bisogna considerare che gli allenatori potrebbero trovare difficoltà a discutere degli aspetti legati al disturbo alimentare sia con l’atleta che con il team specialistico, spesso a causa di sensi di colpa legati ai comportamenti alimentari dell’atleta.

Conclusioni

È cruciale identificare prontamente i segnali della sindrome RED-S, poiché un intervento precoce consente di ripristinare uno stato di salute ottimale nell’atleta. Bisogna essere attenti a segnali di allarme come una perdita di peso inesplicabile associata a un eccessivo monitoraggio dell’alimentazione, comportamenti di esercizio fisico ossessivi, apatia, disturbi del sonno, maggiore irritabilità e depressione.

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