L’emicrania
L’emicrania è un disturbo neurologico molto comune, in particolar modo fra le donne, accompagnato da cefalea invalidante e da un dolore generalmente unilaterale, pulsante, di intensità severa o moderata.
Si manifesta in forme episodiche o croniche, con o senza aura, di durata anche pari a 72 ore.
I possibili meccanismi alla base di questa patologia, se pur non ancora completamente noti, sembrano coinvolgere l’attivazione del sistema trigeminovascolare ad opera di mediatori proinfiammatori, i quali sono in grado di indurre vasodilatazione e stimolazione dei recettori meningei del dolore.
Le criticità che si riscontrano in questo disturbo sono per lo più legate alle opzioni di trattamento: ad oggi, infatti, non ci sono ancora strategie preventive e di trattamento sufficientemente efficienti e sicure, in particolar modo se si parla di emicrania con aura.
La difficoltà è probabilmente legata al fatto che allo scatenamento di un attacco possono concorrere una moltitudine di fattori genetici e ambientali, fra cui variazioni dello stile di vita, dei ritmi circadiani, comparsa di eventi particolarmente stressanti e consumo di particolari alimenti.
I possibili alimenti coinvolti
Nonostante ad oggi non vi siano sufficienti studi per poter affermare, con sicurezza, che una modifica della dieta possa rientrare fra le possibili terapie, si sta indagando sul ruolo di particolari alimenti nell’eventuale scatenamento dell’attacco.
La nutrizione di precisione, un campo emergente nella progettazione di soluzioni nutrizionali personalizzate, si potrebbe quindi rivelare particolarmente utile anche per disturbi come l’emicrania.
Dunque, con cautela e con il sopporto di personale qualificato, i pazienti, specie quelli che soffrono di forme croniche e ricorrenti, potrebbero pensare di intraprendere un percorso dietetico volto all’eliminazione di specifici alimenti coinvolti nella patogenesi del disturbo.
Gli studi fatti finora sono stati volti ad identificare gli eventuali alimenti coinvolti utilizzando la sperimentazione naturale, che prevede la valutazione degli attacchi a posteriori rispetto alla presenza o assenza dell’alimento stesso e l’uso di diari alimentari cartacei e su smartphone.
Tra gli alimenti “incriminati” ci sono il cioccolato, la caffeina, il formaggio stagionato, le carni processate e gli alcolici.
Modelli dietetici e emicrania
Inoltre, dai risultati attuali pare che vi siano dei particolari modelli dietetici ai quali si associa una riduzione degli attacchi in termini di frequenza e intensità.
Si ritiene ad esempio che diete a basso contenuto di carboidrati possano giocare un ruolo nel controllo e nella riduzione della neuroinfiammazione: diversi studi sono stati condotti a proposito della relazione fra emicrania e dieta chetogenica (KD), dieta Atkins modificata (MAD) e dieta a basso indice glicemico (LGD).
La chetosi indotta, ad esempio, dalla KD sembra essere in grado di attenuare la gravità del disturbo in quanto capace di indurre una riduzione dello stress ossidativo, un miglioramento della funzione mitocondriale cerebrale e una riduzione della sintesi e del rilascio di CGRP, vasodilatatore presente in maggiore quantità negli emicranici.
Negli ultimi anni, diversi studi stanno anche investigando a proposito dell’effetto di una dieta a basso contenuto di grassi come mezzo per la profilassi dell’emicrania. Come è noto infatti la quantità e il tipo di grassi assunti influiscono sulle risposta infiammatoria.
In particolare le prostaglandine, che derivano dall’acido arachidonico (omega-6), potrebbero aumentare la vasodilatazione e quindi inasprire il disturbo. Al contrario, gli acidi grassi omega-3 (EPA e DHA), avendo un effetto anti-infiammatorio, sembrano attenuare l’aggregazione piastrinica, condizione associata ad una maggiore suscettibilità all’emicrania, e regolare il tono vascolare.
Pertanto, una dieta che migliori il rapporto omega-6/omega-3, a favore di quest’ultimi, potrebbe rientrare tra le strategie possibili.
In ultimo, uno studio di popolazione fatto nel 2014 ha mostrato l’esistenza di una relazione inversa tra comparsa di emicrania e pressione sanguigna. Dunque, nonostante siano necessarie ulteriori ricerche in merito, anche una dieta povera di sodio potrebbe essere considera nell’ambito della profilassi dell’emicrania.
Conclusione
Diversi fattori, interni (genetici ed epigenetici) ed esterni (cultura, etnia, e comportamenti alimentari) giocano un ruolo importante nel determinare lo scatenamento di episodi di emicrania.
La terapia farmacologica ad oggi resta il primo intervento ma, accanto ad essa, si stanno aprendo la strada anche gli interventi nutrizionali mirati.
Popolari sono le diete ad eliminazione che però devono essere condotte successivamente ad una consulenza nutrizionale appropriata; in caso contrario, infatti, l’esclusione totale e arbitraria di alcuni alimenti potrebbe provocare ulteriore stress e scarsa qualità di vita nel paziente, inasprendo ancor più il disturbo.
Molteplici studi hanno poi investigato a proposito della correlazione fra ridotta assunzione di carboidrati, grassi e sodio e riduzione del disturbo, correlazione che è stata riscontrata in alcuni casi ma che sicuramente necessita di ulteriori ricerche.
Tenendo conto però degli importanti passi che si stanno compiendo nella medicina personalizzata, un approccio individualizzato nelle raccomandazioni dietetiche sembra senza dubbio ragionevole.
AUTORE
Dott. Fabrizio D’Agostino
- Laureato in Scienze Motorie
- Laureato in Biotecnologie per la salute
- Laurea specialistica in Scienze della Nutrizione Umana
- Master in Dietetica Applicata allo Stile di Vita: dalla Sedentarietà all’Attività Sportiva
- Presidente della SIFA (Società Italiana Fitness e Alimentazione)
- Ideatore del software per l’allenamento Fitnessplay.net
- Ideatore del software nutrizionale Sifadieta.com
Bibliografia
Migraine and Diet, Gazerani P., Nutrients, 2020
The Role of Diet and Nutrition in Migraine Triggers and Treatment: A Systematic Literature Review, Hindiyeh N.A. et al., Headache, 2020
Association of diet and headache, Jahromi S.R. et al, The Journal of Headache and Pain, 2019
Blood pressure as a risk factor for headache and migraine: a prospective population‐based study, C.F. Fagernaes et al., European Journal of Neurology, 2014