Guida agli Alimenti Funzionali: Definizione e Esempi

Alimenti funzionali: come vengono caratterizzati

Alimenti funzionali: come vengono caratterizzati
14 Luglio 2020 Sifa-Formazione
In Blog, Nutrizione

Ripartiamo dalla definizione di alimento funzionale e analizziamo i termini della definizione:
Un alimento può essere considerato funzionale quando per esso è stata adeguatamente dimostrata la capacità di modificare in maniera benefica una o più funzioni fisiologiche del corpo umano, indipendentemente dagli effetti di una alimentazione adeguata, inducendo significativi benefici per la salute fisica e mentale e/o una riduzione del rischio di malattia.

Questa è la definizione che, come si evince, è caratterizzata da una terminologia ben precisa.

Per prima cosa, viene specificato che si parla di Alimenti (da Wikipedia: sostanza che, introdotta nell’organismo, sopperisce al dispendio di energie e fornisce materiali indispensabili alla reintegrazione, all’eventuale accrescimento e allo svolgimento di funzioni fondamentali per la vita dell’individuo e della specie), la cui definizione è stata ampliata e traslata dall’EFSA, attribuendo sia gli alimenti funzionali che a supplementi, bevande, capsule proprietà conformi alla definizione di alimento.

La seconda dicitura da analizzare è dimostrare che funzioni.
Per poter affermare che un alimento sia funzionale ci vogliono le prove, ovvero delle dimostrazioni scientifiche. L’effetto finale dell’alimento funzionale sul corpo, non deve essere qualcosa di teorico o supposto.
Per esempio, visto che le proteine hanno anche funzione plastica, quindi aiutano ad aumentare la massa muscolare in risposta ad un determinato stimolo di allenamento fisico, è plausibile pensare che un alimento con aggiunta di albume d’uovo possa sviluppare la massa muscolare? NO, perché questo è un effetto deduttivo.
Se non c’è una prova di causa-effetto, non è possibile parlare di alimento funzionale.
Facciamo un altro esempio di un alimento ricco in ferro: sappiamo che il ferro è fondamentale per la prevenzione di anemia, e gli spinaci sono ricchi in ferro, per cui si potrebbe dedurre che gli spinaci prevengono l’anemia. Questa affermazione è ragionevole ma non rappresenta una caratteristica che consenta di etichettare tale alimento come funzionale.
Perché sia funzionale bisogna che venga dimostrato che gli spinaci prevengono l’anemia rispetto a una dieta in cui gli spinaci non sono presenti.

Il terzo punto da anlizzare è modificare una funzione fisiologica del corpo umano in maniera benefica per la salute fisica e mentale e/o una riduzione del rischio di malattia.
L’alimento deve essere in grado di modificare una funzione fisiologica del corpo umano (per esempio metabolismo lipidico, motilità gastrointestinale), però in maniera benefica. Per molte funzioni del corpo umano non si è sempre in grado di capire se effettivamente una modificazione aumentata o diminuita abbia un ruolo malefico o benefico. A volte, a seconda dell’end-point, la situazione cambia. Riportando un esempio rappresentativo, potremmo dire che se venisse individuato un alimento che allunghi il tempo di svuotamento gastrico, sicuramente ridurrebbe  e rallenterebbe la digestione, comportando un effetto benefico sul metabolismo glicidico. Tale rallentamento, però, potrebbe portare un senso di pienezza e potrebbe diventare difficile fare attività sportiva, con la conseguenza di abbassare le prestazioni atletiche.
Per attribuire la caratteristica di alimento funzionale, bisogna asserire che, modificare quella funzione abbia sempre effetto benefico.
Molti degli alimenti presentati all’EFSA per valutare la loro caratteristica funzionale, crollano proprio sulla questione del beneficio.
L’alimento funzionale non necessariamente deve prevenire e ridurre il rischio di malattia. Per esempio, il caffè, aiuta ad aumentare la concentrazione, con l’aumento delle prestazioni per lo studio. Il caffè, quindi, non previene le malattie cardiovascolari o il rischio di Alzheimer. Se viene dimostrato che assumendo caffè si resta più vigili e più attenti e confrontato con bevanda decaffeinata, tale caratteristica diventa inequivocabile e quindi ne sarebbe dimostrata la funzionalità.

Il quarto punto è  indipendentemente dagli effetti di una alimentazione adeguata”.
Quello che ci si aspetta da un alimento funzionale è qualcosa in più rispetto ad un’alimentazione adeguata.
Se un alimento, per esempio, contiene le proteine e quindi mi consente di soddisfare il fabbisogno proteico non è, quindi, un alimento funzionale. La carne non può infatti essere considerata alimento funzionale, ma si parla sempre di alimentazione adeguata. La carne dovrebbe avere un effetto in aggiunta agli effetti dell’alimentazione adeguata per essere considerata funzionale.
Una fonte di vitamina C è in grado di soddisfare il fabbisogno, ma non è alimento funzionale.
Ancora, lo yogurt, in un contesto di dieta ipocalorica, fa bene perché contenendo in media 80 Kcal, aiuta, se assunto come spuntino, a mantenere basso l’introito energetico, ma questo non fa dello yogurt un alimento funzionale, perché tale caratteristica è da etichettare come alimento consono a mantenere un’alimentazione adeguata. Se allo yogurt vengono aggiunti fitosteroli, che promuovono un decremento del colesterolo e viene dimostrato che i fitosteroli funzionano in quella matrice, allora potremo dire che lo yogurt, con fitosteroli aggiunti, è un alimento funzionale. Un esempio più chiaro può essere rappresentato dall’aggiunta di omega 3 ad un alimento: è dimostrato che, a determinate dosi, gli omega 3 riducono la conta dei trigliceridi e migliorano il ritmo cardiaco. La sola presenza di omega 3, però, non qualifica l’alimento come funzionale. È Possibile additivare l’alimento con tutto quello che si vuole ma bisogna dimostrarne la funzionalità, perché quel composto, nella matrice dell’alimento, potrebbe non funzionare come se fosse assunto da solo.
Volendo prendere come esempio il latte addizionato con omega3 potremmo dire che, innanzitutto gli omega 3 si ossidano e la conservazione crea problemi, per questo il latte additivato irrancidisce. Inoltre il latte additivato contiene 80 mg di omega 3 per 100 ml di prodotto.
Da un punto di vista di effetti biologici, tale dose è inefficace, ragion per cui i latti additivati con tale molecola non hanno alcun effetto fisiologico benefico documentato e per ora non sono caratterizzati come alimenti funzionali.

Dott. Fabrizio D’Agostino

Chinesiologo
Biologo Nutrizionista
Master in Medicina cellulare
Master in dietetica e medicina dello sport

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